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Il Costume

Ultima modifica 24 marzo 2021

COSTUME TRADIZIONALE DI OSSI
Ossi è uno dei paesi dell’immediato circondario di Sassari , appartiene alla zona storica del Coros-Logudoro e dalla città dista in linea d’aria appena una decina di chilometri.

 COSTUME MASCHILE
Attualmente, il costume maschile è identificato con quello dei "massajos", cioè del ceto più comune, e differisce da quello del passato solo per l'utilizzo del panno nero in sostituzione dell'orbace (per alcuni elementi); infatti, sino ai primi di questo secolo, era così composto:
il copricapo (BERRITTA) a forma di sacco lungo circa 40 o 60 cm, nero, prima di orbace poi di panno, ad Ossi veniva ripiegata diversamente rispetto ad altri paesi.
la camicia (BENTONE) è confezionata in cotone, (oppure in lino), ampia con increspature nel collo, nelle maniche e nei polsi, ed è pieghettata sul petto, si indossa sotto il giubbetto, lasciando scoperta la parte delle maniche e quella del petto.
Il giubbetto (COSSO) è attualmente confezionato in panno, (un tempo in orbace), di colore nero per i "Massajos", mentre i ricchi proprietari si potevano permettere stoffe più preziose, sia di fattura che di colore. Esso è a doppio petto e senza maniche, con una doppia fila di bottoni di stoffa (in tutto 42), che potevano essere ricchi di filigrana d'argento. 
Il gonnellino (RAGAS) di orbace nero (ora in panno) pieghettato in vira e corto, ora dispone di una sottile striscia, sempre d'orbace (LATRANGA); la sua funzione è quella di unire la parte anteriore a quella posteriore, con il compito di tenerle aderenti al corpo e sostenere i calzoni.
 I calzoni (CARTZONES) si indossano sotto le "RAGAS", sono in lino o in cotone, molto ampi e le estremità si infilano dentro le uose (GOSAS O GHETTASA) di orbace nero che coprono i piedi e le gambe sino al ginocchio, dove sono bloccate con legacci neri. 
Le calzature erano di fattura artigianale e avevano la parte anteriore coperta dalle uose.
Altri elementi del costume maschile tutt'ora esistenti sono la cintura in pelle (SA ENTRERA) alta almeno 5 cm, semplice o lavorata, una giacca corta (CAPOTTINU) di orbace nero con risvolti in velluto, usato quotidianamente o nelle feste dotato di cappuccio (CUGUDDU). 

COSTUME FEMMINILE
Per quanto riguarda il vestiario femminile, Ossi è in grado di presentare tre varietà di abbigliamento che, pur nelle diverse funzioni, rispecchiano la componente base che è la seguente:
copricapo, camicia, busto, giubbetto, gonna e grembiule.
 Il copricapo può essere semplice o composito, si parte con il fazzoletto ripiegato sulle guance (MANCALORU A CORROS) di uso domestico giornaliero, di tela semplice; con il lutto si tingeva di nero e veniva ricoperto da un fazzoletto rettangolare nero che ricadeva sulla schiena (PUNTIGLIU), come versione festiva si usava il sottostante bianco, o di colore chiaro, e il rettangolare nero ricamato a motivi floreali (MANCALORU ISPALTU). 
 Più recentemente, le spose benestanti usavano sostituire il fazzoletto rettangolare nero con uno delle medesime dimensioni, di tulle e seta bianca intagliati (MANCALORU FESTONADU) appuntato al fazzoletto bianco sottostante. 
La camicia (CAMIJA) era di lino, ora è di cotone bianco; presenta un'ampia scollatura, lavorata finemente ad ago, è molto larga, soprattutto le maniche che, nelle increspature ai polsi e sulle spalle, vengono impreziositi con dei rilievi sempre a punto d'ago; il petto è realizzato da sottilissime pieghe che, nei modelli giornalieri, sono sostituiti da pizzi.  
Sopra la camicia viene indossato l'imbusto (S'IMBUSTU) che serve per reggere il seno; la sua caratteristica è di essere composto da due parti unite nella schiena da nastri fissi, mentre sul davanti veniva chiuso con un lungo nastro intrecciato.  
La sua struttura è realizzata irrigidendo con palma nana l'interno dell'indumento che, poi, veniva rivestito a seconda delle occasioni per cui serviva, se giornaliero con broccato, per festa o matrimonio con ricami in seta, per il lutto con velluto nero o altra stoffa scura e, per il mezzo lutto, sfondo scuro con ricami, colore che veniva utilizzato anche per i nastri. 
Il giubbetto (CORITTU) è di dimensioni ridotte, lascia scoperto il petto e la schiena, in modo da far vedere il sottostante busto, le maniche sono strette ed hanno uno spacco che va dal gomito al polso che fa spuntare la camicia. Il tipo di tessuto è il terziopelo  di velluto operato nelle varie tonalità a campo nero per il costume dei "massajos" che lo abbinavano alla gonna in panno nero.  
Le maniche sono guarnite con diverse decorazioni, e chiuse con numerose asole su cui si infilavano bottoni in filigrana d'oro o d'argento in numero proporzionato alle possibilità economiche della proprietaria. 
Identico nella forma ma confezionato con velluto di terziopelo liscio di color vinaccio, è il giubbetto che si abbinava alla lana rossa, e che completava con il fazzoletto e il grembiule bianco di tulle e seta intagliata, il cosiddetto, attualmente, "costume rosso da sposa", che è quello più costoso ed era prerogativa dei ricchi possidenti. 
La gonna (PUNNEDDA) è lunga sino alle caviglie ed è ampia con fitta pieghettatura; per l'abbigliamento festivo è in panno (anticamente in orbace), e, per la varietà attuale da vedova, si usa il tibet nero. 
Il ceto medio usava adornare la gonna di panno nero con una balza di tessuti più o meno preziosi, (seta, velluto, broccato, ecc.), dello stesso tipo del grembiule (PANNEDDU) ed ovviamente arricchita, a seconda delle disponibilità, di pizzi, guarnizioni, nastri, pieghette ecc... 
La gonna in panno rosso ha una balza alta 30 cm circa, che è una sequenza continua di ricamo a motivi floreali su seta bianca, con tonalità che richiamano i ricami del busto.
La parte anteriore della gonna (CAMEDDU) viene ricoperta dal grembiule, che in questo caso è realizzato come su MANCALORU FESTONADU, cioè di tulle e seta bianca intagliata.  
Completando questa descrizione del vestiario tradizionale femminile, rimane da illustrare il "costume da vedova", che è composto da elementi particolari come "SU PANNEDDU E COBUDDU" , una sorta di cappa in tela nera che copre la schiena sino alla vita, dove si increspa per questo particolare che, visto dalla parte posteriore, ci ricorda la valva di una conchiglia.

GIOIELLI
Un discorso a parte merita la descrizione dei gioielli che si usano nell'abbigliamento, sia maschile che femminile: sono quelli tipici del Logudoro, cioè, lavorazione a filigrana per bottoni d'oro e d'argento, con forma di melograno e dimensioni adeguate alle possibilità economiche. 
 Ad Ossi, le donne usavano anche una catena d'oro lunga "SA CADENA A EMME" , ed una più corta a globi alternati di oro e corallo "SA CADENA E CORALLO", e vari tipi di fermagli realizzati a lamina che si appuntavano sulla camicia per adornarla; un altro elemento che si metteva sul collo è "SU MEDAGLIONE" , anch'esso d'oro lavorato in filigrana. 

ESPOSIZIONE AL MUSEO G.A.SANNA di SASSARI 
Nella sezione, allestita da Giammario Demartis, figurano due abiti femminili di Ossi, selezionati e sistemati su appositi manichini da Antonio Mannu. Si tratta dell’antico abito nuziale delle donne benestanti, distinto da altre tipologie presenti in paese per la particolare gonna in velluto di seta operato detto terziopelo, molto elaborato per taglio e prezioso per l’ornamentazione ricamata del busto e del velo da testa. Nell’esemplare risalta il particolare accessorio usato per coprire la camicia sul petto denominato rebecca, una sciarpetta in ciniglia simile ad una rete molto usata a Ossi in passato. A questa veste sfarzosa si contrappone il rigoroso, totale nero della foggia ancora oggi usata da diverse anziane per recarsi alle funzioni religiose e ai funerali.
La veste ha il suo elemento caratteristico più interessante nel “panneddu de cobuddu”, un singolare grembiale copricapo.
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